La necropoli a domu de janas di Serra is Araus

Ultima modifica 10 dicembre 2021

Il Parco è situato nel Sinis settentrionale a poche centinaia di metri della strada provinciale che da San Vero Milis porta a Putzu Idu. La collina appare come una sorta di isola nella campagna circostante, attorniata da aree paludose, sia di limitata e temporanea esistenza sia di più marcata identità, come Paule Naxi a ovest e Benetudi a Nord (attualmente bonificate), Paule Cherchi e Pauli Murtas a sud.

L’area archeologica di Serra is Araus è nota da oltre mezzo secolo per il ritrovamento e lo scavo di una dozzina di tombe a grotticella artificiale (domu de janas), situate in due crostoni arenacei alle pendici della collina. Gli scavi archeologici d’urgenza a seguito dell’intervento devastante dei tombaroli, condotti negli anni '50 dal prof. Enrico Atzeni, hanno portato all'individuazione di ipogei monocellulari con ingresso a pozzetto. (vedi Lilliu 1957, pp. 20ss; Atzeni 1975, pp. 22-23)

Gli elementi rinvenuti in quello scavo sottolineano l’importanza della necropoli perché nelle sue tombe venne identificata per la prima volta in Sardegna la corretta sequenza delle fasi culturali comprese tra il neolitico recente e la prima età del Bronzo. La nota stratigrafia rinvenuta in una delle tombe ha testimoniato, infatti, la successione stratigrafica delle culture Monte Claro/Campaniforme-Bunnannaro poi attestata in altri siti (vedi Atzeni 1975, p. 41 e tav. XXIX).

In età nuragica l’area venne rioccupata con l’edificazione sulla cima della collina di una costruzione megalitica, forse un nuraghe, in connessione con i vicini nuraghi Pala Naxi a W, Melas a N e Priogu a NE, tutti distanti poche centinaia di metri. Nel Bronzo recente e Finale (XIII-IX sec. a.C.) è attestata la presenza di un villaggio nuragico: i resti di cui alcune capanne circolari vennero segnalate nell’area delle domu de janas.

La prima età del Ferro nuragica (IX-VIII sec. a.C.) è testimoniata, in maniera eccezionale dal rinvenimento di un elemento architettonico a forma di modello di nuraghe, di grandi dimensioni. (vedi Stiglitz 2003, p. 115; Stiglitz 2007 p. 89; Usai 2012) La qualità della lavorazione, le dimensioni e la particolarità della presenza di una raffigurazione complessa in rilievo, uomo-animale, lo rendono sinora uno dei più importanti esemplari di questa particolare tipologia  avvicinabile, per eccezionalità, agli esemplari provenienti dal nuraghe di Su Mulinu di Villanovafranca e dal nuraghe Cannevadosu di Cabras. A rafforzare l’importanza dell’area in quest’epoca concorrono altri frammenti di due modelli di nuraghe in pietra proveniente da una cavità in roccia, riempita in età romana con materiale di risulta, dalla vicina località di Paule Crechi (vedi Lugliè 2012).

Il pezzo monolitico, di forma circolare, è costituito da una parte inferiore cilindrica di circa 40 cm di diametro, con una base piatta sagomata a forma quadrangolare con angoli sporgenti, verosimilmente per favorire l’incastro nella pavimentazione della struttura di appartenenza. Al di sopra di questo elemento cilindrico, il manufatto si apre a forma di tronco di cono rovescio decorato con una alternanza di listelli in rilievo a imitazione dei mensoloni delle torri nuragiche. Al di sopra la pietra assume un andamento verticale per circa 13 cm, con la parte superiore leggermente espansa all’esterno. Questa fascia piatta, che imita il terrazzo delle torri nuragiche è decorato con una serie continua di elementi a forma di “zig zag”. La sommità del manufatto è piana e ha un diametro di circa 93 cm. L’intero manufatto è alto circa 56 cm.

La particolarità del pezzo è la presenza di un elemento ad alto rilievo sulla fascia verticale superiore, delle dimensioni della stessa. L’elemento figurato è costituito da una figura umana, apparentemente di spalle, ma più verosimilmente di fattura sommaria, affiancata da un quadrupede stante di profilo, un bovide (?), rivolto verso di essa.

Il modello, rotto in due parti dall’aratro, venne immediatamente trasferito al Museo civico, grazie all’impegno dei proprietari del terreno. Il suo stato di conservazione, reso critico dalla frattura, e la presenza di forti incrostazioni di terra, conseguenti alla sua permanenza nel sottosuolo, unito alla fragilità del calcare, consigliarono di non efftttuare alcuna operazione di pulizia, rilievo ed edizione in attesa del restauro. Oggi, a seguito della conclusione delle operazioni di pulizia è stato possibile finalmente pubblicarlo in maniera scientificamente corretta, con un’ampia scheda, in attesa della pubblicazione definitiva. (vedi Usai 2012)

Il rinvenimento del modello avvenuto casualmente a seguito dell’aratura di un campo non lontano dalla necropoli ha posto con forza il problema della tutela e conservazione del sito e dei suoi reperti. I proprietari dell’area, la Compagnia del Sacro Cuore Evaristiane di Putzu Idu, segnalarono immediatamente il rinvenimento, permettendo il recupero dell’importante reperto; inoltre, si resero disponibili a salvaguardare l’area escludendola dalle coltivazioni.

Successivamente l'area archeologica di Serra is Araus, comprendente il terreno di provenienza del modello e la necropoli, è stata inserita in un progetto di valorizzazione che ha visto l'interessante esperienza del rapporto tra pubblico e privato. Il Comune di San Vero Milis, in accordo conla Soprintendenzaarcheologica, ha provveduto, tramite un finanziamento europeo e fondi propri, a realizzare la recinzione dell'area, un piccolo centro visite e un parcheggio per l'accoglienza dei visitatori, all'interno dell'azienda agraria. Il completamento dei lavori è in corso e sta per essere stipulata la convenzione di comodato d'uso con vincolo di destinazione a parco archeologico. In questo modo i proprietari dell'area diventano i custodi del bene collettivo e si impegnano a renderlo fruibile. A fronte degli attuali problemi di conservazione e di fruizione dei beni culturali in Sardegna si tratta di un esperimento originale di gestione, che mette insieme i produttori agricoli con il Comune e con lo Stato.

Nel mese di ottobre 2013 è stata avviata la prima campagna di scavo nell’area, da parte del Museo Civico, che ha interessato l’area di rinvenimento del modello di nuraghe e uno dei nuclei di tombe. Il rapporto di scavo verrà pubblicato a breve.

Bibliografia su Serra is Araus:

Atzeni E., Nuovi idoli della Sardegna prenuragica. Sassari 1975.

Lilliu G., La religione della Sardegna prenuragica. Bullettino di Paletnologia Italiana 66 (1957), pp. 7-96. Ora in Sardegna e Mediterraneo negli scritti di Giovanni Lilliu, a cura di A. Moravetti, Sassari, Delfino, 2008, vol. 3, pp. 1103-1194 (il testo è liberamente consultabile nel sito della Regione Autonoma della Sardegna: http://www.sardegnadigitallibrary.it/)

Lugliè C., San Vero Milis. Località Pauli Cerchi, in Simbolo di un simbolo. I modelli di nuraghe, a cura di F. Campus e V. Leonelli, Ittireddu, Museo Civico Archeologico ed Etnografico, 2012, pp. 248-251.

Stiglitz A., Città e campagna nella Sardegna punica, in C. Gómez Bellard (ed.), Ecohistoria del paisaje agrario. La agricoltura fenicio-púnica en el Mediterráneo, València 2003, pp. 111-128. (il testo è liberamente consultabile nel sito: http://independent.academia.edu/astiglitz)

Stiglitz A., Fenici e Nuragici nell’entroterra tharrense, Sardinia Corsica et Baleares Antiquae 5 (2007), pp. 87-98. (il testo è liberamente consultabile nel sito: http://independent.academia.edu/astiglitz)

Usai A., San Vero Milis. Un modello di nuraghe da Serra ‘e is Araus, in Simbolo di un simbolo. I modelli di nuraghe, a cura di F. Campus e V. Leonelli, Ittireddu, Museo Civico Archeologico ed Etnografico, 2012, pp. 251-253.


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